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Secondo
l'autorevole opinione dello storico Flavio Fagnani, il significato del nome
Rovescala risulterebbe dalla interpretazione combinata del termine latino
rovora o robora, in italiano "roveri", e da quello tedesco arcaico
skalla, da
cui il moderno schallen, letteralmente "scortecciare". Sembra si volesse così
indicare la allora diffusa pratica di estrarre dalla corteccia delle querce i
tannini, utilizzati soprattutto per la concia delle pelli.
Si ritiene che, già prima dell'anno mille, Rovescala fosse di un vicus, cioè di un vero e proprio villaggio che riuniva già un certo numero di abitanti. Frammenti di anfore, vasi, bottiglie di vetro, e persino un prezioso cyathus di bronzo, usato per la mescita e l'assaggio dei vini, ![]() Inoltre la presenza di insediamenti d'origine longobarda, nei pressi di Rovescala, si desume dal rinvenimento di tombe altomedievali contenenti i resti di uomini d'arme sepolti con il loro corredo da guerrieri. Anche questo dato testimonia il ruolo strategico, sul piano politico e commerciale, svolto da Rovescala nel corso dei secoli, considerata la sua ubicazione lungo la linea di confine, attualmente, tra Lombardia ed Emilia Romagna, mentre, in passato, tra i comitati di Pavia e Piacenza, e quindi, tra Regno di Sardegna (da cui la denominazione" Antico Piemonte") e Ducato di Parma. La solidità e l'importanza della tradizione enoica locale trovano puntuale riscontro anche in due antichi documenti: il primo è quell' ormai celebre atto notarile, datato 22 marzo 1192 e stipulato davanti al notaro del Sacro Palazzo, riguardante un contratto di mutuo atipico che prevedeva una controprestazione in vino anzichè in denaro; il secondo è il censimento vinìcolo locale, relativo all'anno 1576, noto come Descriptio imbotature loci Roscalle: si tratta del dettagliato elenco dei primi viticoltori rovescalesi e della loro capacità produttiva. |
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